Archivi categoria: 3.La Mia Vita In…Cucina

La mia tradizione epico-didascalica, le mie origini, la mia memoria storica, le radici profonde della mia provenienza

Oggi in Collina: Pesto Fresco al profumo di Ricordi Antichi

A settembre, si sa, spiga il basilico e qui in collina nessuna eccezione, nessuna deroga concessa al mio orticello felice. È dunque tempo di raccogliere le foglie più verdi e belle per metterne via una scorta prima che ingialliscano.

Perciò stamani senza ulteriori indugi era il giusto giorno per fare questo lavoretto di cernita e pulizia… e beh, è stato proprio mentre ero accucciata tra le officinali, che osservavo e sceglievo e annusavo… quando a un tratto le ho sentite e le ho viste.

Erano lì vicino a me, nonna e nipote. La nonna faceva e parlava, spiegava e staccava le foglie della grande pianta di basilico, lì in giardino. La nipote era tornata, molto fiera, dalla pineta con un’enorme busta di pinoli… “oh brava, da’ qua oggi pomeriggio lì porto al zi’ Procopio che, poretto, se mette lì e piano piano lì spacca…così domani famo ‘l pesto”…

Ed era un pesto buonissimo: con l’olio della Sarciata, il basilico di casa e i pinoli del Pinaro, spaccati uno per uno dallo zio…

Ciao nonna, ciao vecchio zio, che adesso chissà dove siete a fare il pesto! Io oggi l’ho fatto, il pesto fresco, con tanto amore, pensando a voi: col basilico di casa e l’olio della Sarciata… i pinoli ci sono, anche se ho dovuto usare quelli già sgusciati…

Come si dice, le cose cambiano e i cambiamenti in fin dei conti ci fanno andare avanti e ci consentono di portare a termine la nostra missione, ma tutto ciò che c’è stato di buono per fortuna resta: resta nei ricordi, nei profumi, nei sapori, resta nei colori vividi e caldi del fine estate castellese, nel vento di settembre che ci accompagna fino all’autunno e ci rammenta che è tempo di fare il Pesto !!!

Matrimoni e Biscotti nella Mia Vita in Collina…

Sarà che erano tanti anni che a Castello non si sposava nessuno…sarà che la sposa è una delle maestre di Criccri…ma insomma qui, nella mia vita in collina, da poco c’è finalmente stato un matrimonio, con tanto di corteo della sposa e paesani al seguito, e la cosa mi ha inspiegabilmente colpito e…dato come un senso  di “speranza”…

E’ stato, credo, un sentimento spontaneamente condiviso anche da molti paesani, perchè già un’ora prima che arrivasse la sposa eravamo in molti, arrivati davanti alla chiesa, in attesa, e con tanto di riso alla mano per il rituale lancio finale di buon augurio.

Non solo. Ma la famiglia della sposa nei giorni precedenti al matrimonio ha rispettato una vecchia e amatissima tradizione castelleseIL CAFFE’ DELLA SPOSA“….praticamente per un’intera giornata la casa della sposa è aperta a chiunque la voglia visitare per fare auguri, portare un piccolo presente (…alla fine in un paese di 800 abitanti, siamo tutti un po’ parenti…) e si distribuiscono “orario no-stop” caffè caldo, confetti e soprattutto, oltre ai tanti dolci fatti rigorosamente in casa da famigliari, parenti e donne del vicinato, i “BISCOTTI DEL CAFFE’ DELLA SPOSA“…

In realtà non hanno niente di particolare, sono classici biscotti fatti con uova, strutto e farina… tagliati in maniera semplice, col fondo del bicchiere ed hanno per questo l’aspetto di biscotti antichi, rozzamente abbelliti al centro con una ciliegina candita o una nocciola…o meglio con un pezzo di cilegina candita o un pezzo di nocciola (ingredienti un tempo molto costosi sulla tavola di contadini…e presenti giusto per un’occasione come un matrimonio!).

Insomma, per farla breve, presa da tanti ameni pensieri e ricordi ho deciso di mettere le mani in pasta e creare per la mia famiglia i “miei” BISCOTTI DELL’AMORE, come li ho ribattezzati io, con qualche piccola peronalizzazione, tipo la marmellata di lamponi al posto della ciliegina candita…Ed è stato un vero tuffo al cuore trovare la ricetta autografa di mia nonna che, in un’agenda del 1974, scriveva:

Pastine del cafè de la sposa“: 4 uova, 4 etti zucchero, 2 etti distrutto, 1 bustina di dose, 1 limone grattuggiato, farina, impanare nello zucchero, cuocere nel forno a 200 gradi per 10 o15 minuti.

 

“IL” dolce di Natale…

…lo so, lo so, ora scatenerò la rissa e le ire di chi sostiene dolci ben più famosi e “titolati”…ma QUI IN COLLINA, sulla MIA collina, il dolce di Natale è solo e soltanto UNO: la CROSTATA di NOCI.

Crostata di noci vuol dire pomeriggi d’Avvento, in ginocchio sulla sedia (per arrivare al tavolo) ad osservare le mani forti e sapienti della nonna che impastano uova e farina (q. b., ovviamente!); mi rivedo lì, adagiata con il mento sotto alle mani, bocca aperta e sguardo in su, fisso su quelle braccia che girano e voltano e spingono sull’impasto… e si interrompevano soltanto per spingere sul naso gli occhiali che calavano nella la foga del momento…

Crostata di noci vuol dire un’antica usanza della gente semplice di paese: quella di avere “riguardo” per le persone considerate di un certo peso…e allora se ne facevano un po’ di più perchè bisognava regalarne una alla maestra, una al farmacista, una alla sorella del prete, un’atra ancora al medico condotto…e poi al capoufficio del mio babbo, all’amico di guerra (e compagno di prigionia in Africa) del nonno Pino….

Crostata di noci vuol dire un piccolo momento di golosa intimità, che si ripeteva ogni volta, quando finito di impastare le chiare con lo zucchero e e le noci, la nonna mi guardava e con un mezzo sorriso mi diceva: “Sente ‘n po’ com’è venuto????” Che dire? Era sempre al di sopra di ogni aspettativa: dolce, pastoso e croccante al tempo stesso… un po’ come l’infanzia, isomma.

A me quest’anno è venuta un po’ bruciacchiata, anche perchè le mie di mani non sono ancora così sapienti e forti…ma è il sapore giusto di questo mio Natale 2012: dolceamaro.

Il modo perfetto per gustarla è con un vinello rosso un po’ “abboccato” delle nostre cantine, quelle di Baccano o Sanmadonna…ma anche al mattino con latte e caffè è divina.

La ricetta??? …eh no, questa è proprio un “segreto collinare”…tutt’al più ve ne farò dono, come da tradizione, essendo voi per me persone di riguardo!


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Ma un’AZIONE MALDESTRA…potrà fugare un PENSIERO TARLATO?

Quando ero piccola..un po’ più di adesso intendo, nei pomeriggi piovosi e invernali proprio come questo di oggi, nella mia vecchia casa di Roma si spagerva un piacevole calore di forno e pian piano prendeva corpo un gustoso profumino di…mmhmm di buono, sì, di qualcosa di veramente goloso. E alla sera a tavola si scopriva che erano le mitiche FRITTATINE ripiene e FINOCCHI gratinati.

Siccome queste erano le cene invernali della mia nonna e siccome proprio ieri sera mi era venuto un pensiero “tarlato” (insieme a un reflusso gastroesofageo di nostalgia, dovuto al fatto che tra un po’ partiranno i preparativi per Natale…e io non so se sono preparata “ai preparativi”)…allora ho deciso di fugare il suddetto pensiero tarlato passando all’azione maldestra.

Ebbene questo, prima di passare all’ultima infornata, è il risultato:

 

 

 

 

 

Ieri sera dunque rimuginavo sul fatto che la cosa più importante che mi ha lasciato mia nonna sono i suoi insegnamenti, il punto è: li avrò imparati???? Per quanto riguarda le FRITTATINE ripiene e  i FINOCCHI gratinati, pare di sì…se qualcuno si vuole cimentare vado a proporvi la ricetta … che è circa per 4 persone (le quantità, come da antica tradizione delle nonne, è sempre di quelle “a occhio” e a seconda della FAME dei commensali…i miei ce n’hanno TANTA!)

Per le frittatine: Sbattete 6 uova come per fare una frittata, salate un po’; riscaldate una padellina, la più piccola che avete con un po’ di olio…quando è bella calda versate due/tre cucchiai del composto e con un mestolino di legno aiutatevi per formare la frittatina…in pochi secondi è pronta e ripetete fino alla fine del composto, ogni tanto riaggiungete una goccetta d’olio nella padella (dovreste avere alla fine 10/11 frittatine…se pensate che siano poche, basterà aggiungere uova e procedere come sopra!!!!); adesso non dovrete far altro che farcirle con un fetta di mortadella (o prosciutto cotto) e del formaggio, ripiegarle a metà e riporle in una teglia da forno. Quando sono tutte pronte spolverate con parmigiano e mettete qualche fiocchetto di burro.

Per i finocchi: Una volta lavati e tagliati, i finocchi vanno prelessati ( non tanto cotti, però! La nonna direbbe “Hanno da restà CROGNOLETTE…”); a questo punto li scolate e li mettete in un’altra teglia da forno, salate, oliate e, se vi piace, pepate un pochino; anche qui spolverata finale di parmigiano e fiocchetti di burro.

Infornate il tutto a 180° per una decina di minuti (il tempo che si squaglia il ripieno delle frittatine…slurp!) …et voilà: servita una deliziosa cenetta invernale dal buonissimo sapore dell’infanzia (che, con una nonna come la mia, è stata davvero felice!!!!!)

Ah! Le ricette della nonna…!

In questi giorni di Novembre, si usa visitare le persone più care che non ci sono più…e salutarle, magari con dei fiori…

Io ho deciso di salutare la mia persona più cara con la ricetta dolce più tipica: la SUA crostata!

Eccola, nonna, è fatta con tutto l’amore che potevo e secondo la tua preziosissima ricetta, stasera Ema, Criccri  e Franci mi diranno anche com’è…

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P.S. …Per fortuna che con le crostate me la cavo molto meglio rispetto ai dolci d Halloween !!!!!!!!!!!!!!!

Halloween, NON Halloween…nell’incertezza cucino qualcosa!!!

E’ inutile, non sono una fanatica di questo nuovo festeggiamento…non mi ci affeziono proprio…e tuttavia ogni anno “subisco” l’entusiasmo dei miei bimbi che mi chiedono zucche da decorazione, abiti spettrali, menù dai nomi terribili… Ecco, quest’anno ho fatto un po’ di “training ad Halloween” ed ho raggiunto qualche compromesso…e anche qualche risultato, discutibile, ma come si dice in PNL sempre risultato è!!

Dunque, vado con ordine: già dai primi di ottobre ho introdotto nella nostra DIETA di famiglia la ZUCCA …sì, perchè mi sono detta e ho detto ai pargoli: volete della ZUCCA? Benissimo, conosciamola insieme, scopriamo se ci piace! E così sono comparsi sulla nostra tavola: risotto alla zucca (ottimo, senz’altro il più sfizioso modo di mangiarla!); vellutata di zucca con paezzetti di pane bruscato, dolce e cremosa (ma per mamma e papà con un’aggiunta di pepe diventa anche golosa e saporita); gnocchi tradizionali con un po’ di zucca nell’impasto e poi… oggi che è Halloween m’è toccata la più TERRIFICANTE torta alla zucca…che mi sia mai venuta in mente di fare!

Chi mi conosce sa che non amo particolarmente fare i dolci (in effetti neanche mangiarli!) e quindi ODIO mettermi lì a sbucciare, grattuggiare, montare uova, spalmare creme…MENO che mai fare tutte quelle decorazioni così…così…dannatamente precisine! Tuttavia il cattivo tempo e il “mamma-ti-prego” continuo di Lele e Criccri mi hanno convinto a provarci…

Parto convinta:

Ok, lo so non sembravo convinta, ma è il massimo che sono riuscita a fare…

CHECK LIST degli strumenti: scodelle, sbattitore, bilancia, chucchiai in legno, teglia da forno…forno (con me è bene on lasciare MAI NULLA al caso): OK

CHECK LIST degli ingredienti: 3 uova, farina normale, farina di mandorle, maizena (..azz.. è la “maizena”????), 2 arance (ma poi oltre a grattuggiarne la buccia le devi anche spremere…e quindi corri a prendere lo spremiagrumi!), lievito, zucchero e infine cioccolata DA SPALMARE: OK!

40 minuti e dico 40 solo per preparare il tutto…un’altra mezz’ora per mettere insieme “questo tutto”… 45 minuti di cottura… E SOLO UN SECONDO PER ROVINARE IL MIO FUTURO DI MAMMA PASTICCERA…sì perchè non mi avevano avvisato nel libretto della ricetta che dovevo far freddare la torta prima di provare ad aprirla a metà e, soprattutto scoperchiarla x spalmare la nutella…

Questo, per oggi, è il misero risultato: