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…ma in Collina è Avvento o Attento?

Quando nasci e cresci con un’intrinseca cultura cristiano-cattolica, l’ “avvento”  te lo spiegano con un gira e rigira di cose che, però, ruotano attorno a una sola: arrivo, Natale, nascita.

Stamani, qui in collina, nel silenzio della magia del 1012, e in questa prima domenica di Avvento, secondo il calendario liturgico cattolico, riflettevo sulla contraddizione di quanto appreso e dato per assodato e quindi sulla scoperta che mi sono fatta rubare per quarant’anni il significato e il senso dell’avvento.

…Avvento o Attento?

Avvento, ti dicono significhi “attesa”, quindi aspettare, attendere, prepararsi a fare qualcosa o a diventare qualcosa altro, letteralmente andare verso, dedicarsi a… ed è lì che noto una stonatura a causa della mia fissa per la linguistica e il significato delle parole, della loro storia e provenienza e del loro utilizzo… e niente, per farla breve, avvento deriva da advenio (e NON da attendo), che in realtà significa “arrivare”, “giungere a”…eccola là la fregatura.

Allora, belli miei, avvento significa attendere o arrivare? No perchè “attendere” non somiglia per niente nei suoi usi e significati ad “arrivare”, ma neanche per traslato… significa semmai tutto il contrario: “tendere verso” “andare”, “procedere”, “dedicarsi a”, “prendersi cura di”, in un senso profondo di azione continuata.

L’adventum, l’arrivo è la conclusione, la meta, la fine della strada, il punto, il nodo centrale, il nocciolo della questione; invece l’attentum è il mentre, il durante, la preparazione, la strada da percorrere, il cammino che ci separa dalla meta, il pezzo in cui devi mettere ATTENzione, cura, dedizione, impegno, lavoro, la parte in cui con attenzione, cura, dedizione, impegno e lavoro ti devi MUOVERE VERSO la meta, l’arrivo.

Svelato l’equivoco linguistico, mi sento decisamente sollevata: la giusta parola dirige nella giusta direzione anche i pensieri (questa è quella che gente come Merlino o Albus Silente, chiama magia!). E sono felice che il MIO avvento, grazie all’incantesimo della lingua, abbia rotto l’antica magia e abbia ripreso le sue vere sembianze di “attento”.

L’ attento è il cammino, la preparazione, la strada da fare, il mentre a cui porre cura e attenzione; l’attento è la vita restituita alla sua dimensione fisica, di calore ed energia, che si muove in universo senza confini (ma con tante dimensioni!) e che tende come tale al suo avvento, all’arrivo, quando sarà ricompresa nel tutto infinito che posso solo osservare nei diversi cieli stagionali, che passano sulla mia vita in collina.

Buon Attento a tutti!