Nella mia cucina, con il sole garbato di fine gennaio e del tramonto a che la inonda, Chester Bennington che ancora ( e per sempre) canta Crawling… ecco è uno di quei momenti molto rapidi e improvvisi di rara consapevolezza. Sono nel posto giusto.
Almeno per quel fugace istante.
Sì perchè se è vero che mi sono costruita il mio rifugio esattamente dove, come e con chi lo volevo… a volte la sensazione di essermi persa o, peggio, molto peggio, fermata è molto avvolgente.
C’è decisamente qualcosa che è bloccato, spero non irrimediabilmente; ma non so come sbloccarlo.
Ci sono cose da riallineare. Ora che invecchio accade sempre più spesso ( e comincio a pensare alla mia “Bucket List”).
Camminare e ricominciare a scrivere. Forse l’uno per ricominciare l’altro. E poi qualcosa magari si sblocca e si riallinea.
Quando nasci e cresci con un’intrinseca cultura cristiano-cattolica, l’ “avvento” te lo spiegano con un gira e rigira di cose che, però, ruotano attorno a una sola: arrivo, Natale, nascita.
Stamani, qui in collina, nel silenzio della magiadel10–12, e in questa prima domenica di Avvento, secondo il calendario liturgico cattolico, riflettevo sulla contraddizione di quanto appreso e dato per assodato e quindi sulla scoperta che mi sono fatta rubare per quarant’anni il significato e il senso dell’avvento.
…Avvento o Attento?
Avvento, ti dicono significhi “attesa”, quindi aspettare, attendere, prepararsi a fare qualcosa o a diventare qualcosa altro, letteralmente andare verso, dedicarsi a… ed è lì che noto una stonatura a causa della mia fissa per la linguistica e il significato delle parole, della loro storia e provenienza e del loro utilizzo… e niente, per farla breve, avvento deriva da advenio (e NON da attendo), che in realtà significa “arrivare”, “giungere a”…eccola là la fregatura.
Allora, belli miei, avvento significa attendere o arrivare? No perchè “attendere” non somiglia per niente nei suoi usi e significati ad “arrivare”, ma neanche per traslato… significa semmai tutto il contrario: “tendere verso” “andare”, “procedere”, “dedicarsi a”, “prendersi cura di”, in un senso profondo di azione continuata.
L’adventum, l’arrivo è la conclusione, la meta, la fine della strada, il punto, il nodo centrale, il nocciolo della questione; invece l’attentum è il mentre, il durante, la preparazione, la strada da percorrere, il cammino che ci separa dalla meta, il pezzo in cui devi mettere ATTENzione, cura, dedizione, impegno, lavoro, la parte in cui con attenzione, cura, dedizione, impegno e lavoro ti devi MUOVERE VERSO la meta, l’arrivo.
Svelato l’equivoco linguistico, mi sento decisamente sollevata: la giusta parola dirige nella giusta direzione anche i pensieri (questa è quella che gente come Merlino o Albus Silente, chiama magia!). E sono felice che il MIO avvento, grazie all’incantesimo della lingua, abbia rotto l’antica magia e abbia ripreso le sue vere sembianze di “attento”.
L’ attento è il cammino, la preparazione, la strada da fare, il mentre a cui porre cura e attenzione; l’attento è la vita restituita alla sua dimensione fisica, di calore ed energia, che si muove in universo senza confini (ma con tante dimensioni!) e che tende come tale al suo avvento, all’arrivo, quando sarà ricompresa nel tutto infinito che posso solo osservare nei diversi cieli stagionali, che passano sulla mia vita in collina.
Non c’è mai un anno che si ripeta uguale a un altro, ogni anno che passa e ci vede presenti e partecipi, nel bene e anche nel male, è un dono. È il dono del Tempo, quello con la “T” maiuscola, perché è quello che si fa notare solo quando è passato o manca o non c’è ancora… È strano ma è così.
Twilight Zone
Per La Collina e tutta la mia Banda è stato un buon anno, ma con le “b” e “a” minuscole… nel senso che di sicuro è andato meglio del precedente… ma quello che ci aveva portato via il 2016 era stato talmente grande, profondo e violento da aver lasciato una VORAGINE incolmabile.
Inutile tentare di farlo. Di colmare il vuoto, intendo.
Quello che si può e si deve fare è guardarsi intorno, prendere atto dei cambiamenti che il vuoto lascia e… raccogliere quello che resta. Ci penserà proprio il Tempo (e i tuoi cari e gli amici e la Psicoterapia soprattutto) a rimetterti in grado di dire: HEI, NON È FINITA, È SOLO CAMBIATA, RICALCOLO E VADO AVANTI.
Non che sia facile o veloce o indolore… e non sono neanche certa di poter dire di avercela fatta, ma posso dire senz’altro GRAZIE al 2017, che se ne va tranquillo e in sordina, senza scossoni o sconvolgimenti, lasciandoci più sereni di come ci aveva trovati… e, cosa che non guasta, con una casa collinare ancora più bella (sembra impossibile, ma è così).
Grazie a chi ci è stato sempre e nonostante tutto continua ad esserci; grazie agli amici per i quali è nata ed esiste La Collina.
E Grazie a Sandro e Stefania che è dal 2016 che non ci sono più, ma nel 2017 piano piano la loro assenza è diventata come la Forza Jedi: uno spirito guida, un pieno di energia che permea l’universo e lo rende un po’ più bello.
Interno sera. La plancia è ormai in penombra, tutti gli ufficiali sono stati assegnati ai loro alloggi e il computer di bordo sta eseguendo le scansioni e i controlli durante il riposo notturno. Il Primo Ufficiale è in missione presso l’asteriode gigante AlphaLody, quindi il consueto rapporto serale può essere accantonato, con buona pace del protocollo.
Io, il Capitano ( “…di questa lurida nave…“), sorseggio nella pace meditativa serale un’ottimo infuso di Jumja bajoriano…nada me turba, nada me espante…
” O Ma..”
Nononononononono! Ho detto “pace meditativa” e “nada me turbe”, perchè lo SpaceCowBoy che vegeta e rumina a tradimento e a scrocco (ma di solito senza interagire!) ora ha deciso di rompere il silenzio????? Mi giro con lo sguardo assente e simulo noncuranza e tranquillità diffusa:
-Sì, SpaceCowboy, a quest’ora le è consentito interrompere le formalità
” …ambeeeeee” – lo SpaceCowBoy ha 15 anni e relative arie di sufficienza e impazienza – “ascolta: io non lo sopporto più, poi se je meno non di’ che non te l’ho detto!” e se ne va.
-Scusaaa! SpaceCowBoy, giacchè hai deciso di irrompere senza preavviso, ora sei tenuto a una frase con almeno quattro parole di senso compiuto che mi diano una spiegazione!
“O ma: QUELLO continua a di’ che io jho preso il caricatore dell’iphone, ma io nso manco do lo tiene e poi ho perso pure il mio”
Dunque, facendo un rapidissimo calcolo e con la calma simulata che deriva dal mio grado di comando, poso l’infuso bejoriano, mi alzo dal divano e tento l’approccio: – Space, mi sembra che tu abbia due o tre ordini di problemi…e a quest’ora francamente sono trrr…
– NONéVERONONéVERO, QUALSIASICOSADICENONèVERO: e’ stato lo SpaceCowbooooooy!
“Eccolo il cretidiota, che ti avevo detto: non lo sopporto più e t’ero solo venuto ad avvisare CHE MO LO PISTO!
Ok PANICO IN PLANCIA!
– RAGAAAAAZZI! Uffa! Sono le undici di sera e francamente direi che tutte queste rotture possono essere rimandate a DOMANI! Allora: a chi serve un carica cell??
“A me…stavo a chatta co’..vabbè lo sai e mi si è spento”
– …E voleva di nuovo il mio! Il mio, capito? che già me l’ha perso uno!
– Prima cosa per te (e indico platealmente il Cuocovolante): “me ne ha” perso uno e seconda per te (e qui il mio dito si sposta verso lo SpaceCowBoy): bene! perchè a quest’ora stop chattare con chiunque sia dall’altra parte della tastiera! Dunque direi che la soluzione per stasera è una e una soltanto e non ci saranno uletriori discussioni: VE NE ANDATE A LETTO SEPARATI, tu Cuocovolante puoi prendere il posto del Primo Ufficiale e tu, Space, conquisti una serata con camera tutta per te.
Evvaaai sono di nuovo muti e annicchiliti dalla sorpresa degli eventi! Bingo! Urrà per il Capitano!
Devo dire che quando faccio queste cose mi sento effettivamente onnipotente, me lo merito proprio il grado di Capitano! …entrambi i giovani Alieni, infatti, sono stati sopraffatti dallo stupore per il fatto che per dirimere una stupida discussione, anzichè punirli o gridare loro contro… io li abbia premiati!
Eh sì, la pace della Plancia è andata a farsi fottere e poi domani torna anche il Primo Ufficiale, quindi si torna alle regole …ma per stasera la saggia onnipotenza del Capitano merita proprio di soffermarsi un altro quarto d’ora e godere di quell’infuso bejoriano…col microonde è un attimo!
“…And I’m on my way, I still remember
This old country lanes
When we did not know the answers
And I miss the way you make me feel, it’s real
We watched the sunset over the castle on the hill.”
Sono cresciuta in città, ma con la mente sempre sempre ALTROVE e con un manipolo di amici sempre nel cuore, quegli amici con cui anch’io guardavo i tramonti sul Castello sulla Collina.
Quei tramonti e quella collina che sono i miei veri genitori. E che sono tornata ad onorare come si fa con un padre e una madre, anche perchè quel manipolo di amici sono poi diventati i fratelli elettivi.
Io e la Mia Collina ci apparteniamo per scelta e per destino: un Amore così grande io non so spiegarlo e da fuori è difficile comprenderlo. Posso solo cantarlo, quando trovo versi che gli si avvicinano, che lo sfiorano e che ne illuminano qualche squarcio di sensazione nota.
"…avevamo sempre cercato di costruire il nostro "angolo di paradiso" e quell'estate, di quell'anno strano, finimmo per capire che in realtà era sempre stato lì, dove anni prima ci aveva portato quella strana ebbrezza che ti dà la gioventù."
"...avevamo sempre cercato di costruire il nostro "angolo di paradiso" e quell'estate, di quell'anno strano, finimmo per capire che in realtà era sempre stato lì, dove anni prima ci aveva portato quella strana ebbrezza che ti dà la gioventù."
"...avevamo sempre cercato di costruire il nostro "angolo di paradiso" e quell'estate, di quell'anno strano, finimmo per capire che in realtà era sempre stato lì, dove anni prima ci aveva portato quella strana ebbrezza che ti dà la gioventù."
"...avevamo sempre cercato di costruire il nostro "angolo di paradiso" e quell'estate, di quell'anno strano, finimmo per capire che in realtà era sempre stato lì, dove anni prima ci aveva portato quella strana ebbrezza che ti dà la gioventù."
"...avevamo sempre cercato di costruire il nostro "angolo di paradiso" e quell'estate, di quell'anno strano, finimmo per capire che in realtà era sempre stato lì, dove anni prima ci aveva portato quella strana ebbrezza che ti dà la gioventù."
"...avevamo sempre cercato di costruire il nostro "angolo di paradiso" e quell'estate, di quell'anno strano, finimmo per capire che in realtà era sempre stato lì, dove anni prima ci aveva portato quella strana ebbrezza che ti dà la gioventù."
"...avevamo sempre cercato di costruire il nostro "angolo di paradiso" e quell'estate, di quell'anno strano, finimmo per capire che in realtà era sempre stato lì, dove anni prima ci aveva portato quella strana ebbrezza che ti dà la gioventù."
"...avevamo sempre cercato di costruire il nostro "angolo di paradiso" e quell'estate, di quell'anno strano, finimmo per capire che in realtà era sempre stato lì, dove anni prima ci aveva portato quella strana ebbrezza che ti dà la gioventù."
"...avevamo sempre cercato di costruire il nostro "angolo di paradiso" e quell'estate, di quell'anno strano, finimmo per capire che in realtà era sempre stato lì, dove anni prima ci aveva portato quella strana ebbrezza che ti dà la gioventù."